Sono leggere e variopinte come farfalle, ad annunciarle, nel brusio della folla, è il lieve ed ovattato ticchettio dei loro sandali di legno, sono quelle che nell’immaginario di un occidentale vengono definite Geishe.Strizzate nei loro affusolati kimono, annodati da enormi fiocchi tanto appariscenti e sgargianti da far invidia ad un uovo di pasqua in vetrina, girano per la città con grande disinvoltura elargendo sorrisi tanto che in un primo momento ho pensato che fossero delle figuranti in cerca di turisti per foto evocative; un pò come i Mickey Mouse e le Minnie di gommapiuma al Disneyland, che, a fronte di una modica cifra, si mettono in posa per uno scatto ricordo. Ma quando ho visto che il mettersi in posa non era per i turisti ma per dedicarsi un selfie nei luoghi più caratteristici della città ho iniziato ad interrogarmi sull’identità delle graziose signorine
In realtà le signorine così impacchettate e infiocchettate sono in realtà viaggiatrici che per conoscere appieno la cultura del paese visitato hanno scelto di calarsi nei panni delle leggendarie e mitiche ‘intrattenitrici’. A mettere in atto una così attenta analisi cognitiva della cultura giapponese sono le turiste e i turisti di tutto il mondo.
Ovviamente non tutti si calano nella materia di studio allo stesso modo, e per venire incontro agli eruditi che vogliono specializzarsi i ‘rental Kimono’ non si limitano a noleggiare i tradizionali abiti nipponici ma alcuni di loro offrono delle esperienze sensoriali che comprendono anche trucco, parrucco e servizio fotografico.
Questo è il modo giusto di visitare un paese, e come sempre noi siamo indietro. Quando un giorno a Roma apriranno i primi ‘gladio rental’ e vedremo passeggiare i turisti in abiti da centurioni romani a fare selfie con il Colosseo alle spalle, allora si che potremo considerarci un paese evoluto.
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