Lascio Marrackesh per dirigermi verso il sud del Marocco attraversando una delle strade più suggestive del paese, il passo del Tizi n’Tichka , il mio obiettivo è raggiungere un gioiello architettonico la cui lotta per la sopravvivenza contro il degrado mi ha commossa: la kasbah dei Glauoi a Telouet, la piccola Alhambra.
Sono in aeroporto per un autonoleggio e mi accorgo che la prenotazione dell’auto fatta il giorno prima con la Budget non è stata ancora convalidata, occorrono almeno 24 ora prima di avere la conferma, devo decidere se passare un altro giorno in città, cosa che escludo a priori, o rivolgermi ad un autonoleggio marocchino. Con mille perplessità mi arrendo alla seconda ipotesi. Fotocopiati i miei documenti e pagato in contanti mi viene consegnata l’auto. Non è un fuoristrada, come avrei voluto, ma è nuova ed ha il navigatore che si rivelerà utile solo per quantificare la durata del percorso perché, come dice il noleggiatore ‘in Marocco non puoi perderti’… Non posso perdermi, e forse è vero perché in Marocco ci sono 19 strade nazionali. Per raggiungere la mia meta devo percorrere la N9 in direzione Ouarzazate e stando al navigatore percorrerò 131 km in 2 ore e 50 circa… Si parte…Per tutto il viaggio non ho fatto altro che chiedermi come sia possibile che mi abbiano dato un’autovettura senza chiedermi la carta di credito…
La corsia è stretta ma è asfaltata, non ha molte stazioni di servizio anzi, considerato che, a detta del mio noleggiatore, devo evitare di comprare carburante della compagnia petrolifera Afriquia, in quanto il loro diesel manderebbe in panne il mio motore, le possibilità di fare carburante si riducono notevolmente. Lungo il percorso le auto sono poche, a rallentare l’andatura ci pensano i camion o i furgonati le cui marmitte, altamente inquinanti, inducono, quando possibile, a sorpassare.
Il colore del terreno varia lungo tutto il percorso, dalle tonalità del verde fino al rosso infuocato delle rocce, quel rosso tipico del deserto sahariano. I margini della strada sono punteggiati da contadini che al dorso di un mulo trasportano i frutti del loro raccolto; donne avvolte nei loro abiti colorati trasportano sul capo enormi sacchi di foraggio per nutrire i loro animali.La strada diventa sempre più ripida e l’aria più rarefatta, sto raggiungendo il passo del Tizi n’Tichka, una serie di tornanti da cui si aprono panorami meravigliosi a circa 2250 metri di altezza… ma è arrivato il momento di lasciare questa bella e tortuosa strada per imboccare un bivio che mi porterà attraverso piste ancor più tortuose nella valle dell’Ounila.
La nuda e arida terra rossa si sostituisce all’asfalto, una valle infiammata dal sole si apre ai miei occhi, chissà come appariva in passato alle carovane di mercanti che la percorrevano per raggiungere le principali città del deserto, in lontananza un mulo cavalcato dal suo umile cavaliere mi annuncia un villaggio, è la mia meta, quel che resta del villaggio berbero di Télouet
Quella che un tempo era il capoluogo della tribù dei Glaoui, un importante crocevia per le merci che dalle regioni sub-sahariane giungevano sulla costa mediterranea del Marocco, oggi è un cumulo di rovine. E la sua caduta in parte è dovuta proprio alla strada che permette di percorrere il passo del Tizi n’Tichka, la cui costruzione fu avviata dalla legione straniera negli anni ’20
Mi colpisce un piccolo negozietto di souvenir polverosi, nella cui vetrina, sulle tajine dalle fattezze imperiali, si riflette una città dalla quotidianità umile e dimessa, una cenerentola allo specchio, il personaggio di una favola già vissuta, speranzosa che la magia torni a compiersi.
A testimonianza dell’antico splendore in cui vivevano i pasha, che dovevano i loro fasti anche alle vicine miniere di sale, è rimasta la Kasbah. La sua costruzione ha inizio a partire dal 1860 e molte sono le leggende che avvolgono le sue bellezze…
… si dice che circa 300 operai lavorarono per tre anni ai soffitti e alle pareti.
Ad attendermi al suo ingresso c’è Hibraim un volontario che mi si offre come guida. Hibraim accoglie i turisti nel tipico abbigliamento tuareg e, non so se per il suo amore verso le tradizioni della sua cultura o per il suo albero genealogico, si presenta come uno degli ultimi eredi di questa nobile popolazione.Hibraim ci tiene a mostrarmi ogni angolo, anche il più remoto, della costruzione e mi fa notare che i muri sono cesellati di stucchi e decorati con una tecnica di piastrellatura chiamata Zellijg o Zellige: un’arte decorativa caratteristica dell’architettura berbera e ispano-moresca che molti danno come derivazione dal mosaico romano e bizantino.
Chi è stato a Granada non può non fare il paragone, con le dovute proporzioni, con il gioiello dell’Ahlambra: molte sono infatti le similitudini, ma qui quello che emoziona è il fatto che questa piccola gemma preziosa si ostina a mantenersi in vita malgrado le condizioni di degrado in cui versa.
Hibraim mi ha confidato che un’associazione di volontari, unitamente al contributo della famiglia Glaoui, sta cercando di riportare la kasbah ai vecchi splendori con un restauro.
L’incontro con questo luogo unitamente a quello con la mia guida è stato un momento di grande umanità e di forte emozione regalatomi da questo paese. La delicatezza con la quale si è proposto come guida, unito all’amore per la sua cultura e la passione con la quale mi ha spiegato ogni centimetro dell’edificio, comprese le briciole di pietra sparse per terra, mi ha fatto pensare al nostro immenso patrimonio artistico e a quanto poco amore ogni giorno vi infondiamo.
Il costo del biglietto è di 20 dirham, pari a 2 euro
Il costo della guida 50 dirham (facoltativa) pari a 5 euro
Vi lascio con alcune immagini che ho ripreso percorrendo la Valle dell’Ounila; sono ovviamente amatoriali ma non voglio rinunciare al tentativo di trasmettervi alcune mie suggestioni…
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