Vorrei provare a parlare di un ‘percorso’, non di una località o di un posto che mi ha particolarmente colpito ma di un ‘andare’. Sembra che la quotidianità del sud di questa terra scorra per la maggior parte sulle strade, o meglio è qui che mi si è svelata in tutta la sua autenticità. Visitare qualcuna delle sue città non mi ha dato tante suggestioni come quelle che ho provato transitando su una delle sue 19 ‘Nazionali’.
![sulla nazionale 10, dal finestrino della mia auto...](https://b3915794.smushcdn.com/3915794/wp-content/uploads/2016/10/20160924_182423.jpg?lossy=2&strip=1&webp=1)
Ho lasciato Ouarzazate per dirigermi verso Essaouira a circa 600 km. Percorrendo la ‘nazionale 10’ dovrei impiegare, stando al mio navigatore, circa sette ore, pertanto meglio rilassarsi cercando di catturare tutto quello che questo viaggio può regalare. La strada è asfaltata e molto agevole nei suoi 100 all’ora che nei centri abitati diventano 40, ma devo fare attenzione a tre categorie di persone: quelli che la percorrono a dorso di mulo che sono più delle macchine, quelli che la percorrono a piedi fermandosi di tanto in tanto per rinfrancarsi nella speranza di un passaggio, e alcuni pazzi che noncuranti della velocità si lanciano sulle auto in corsa dei turisti per tentare di attirarli con qualche scusa, indicarti qualche interruzione o lavori in corso, per tentare di vendere delle pietre concave al cui interno risplendono delle meravigliose cristallizzazioni viola o in alcuni casi rosa shocking (il termine scientifico è geode). All’inizio mi sono impressionata nel trovarmi un tipo sul cruscotto mentre sto a 60 all’ora, dopo me ne sono fatta una ragione e l’ho trasformato in un gioco…’vediamo quanti ne riesco a scansare’… ‘ma quel geode viola quant’era bello’…
![donne sulla nazionale 10, dal finestrino della mia auto](https://b3915794.smushcdn.com/3915794/wp-content/uploads/2016/10/G0142875.jpg?lossy=2&strip=1&webp=1)
Quando si è in viaggio, ed il viaggio è intenso come quello che sto vivendo qui in Marocco, spesso ci si dimentica persino i giorni della settimana; a ricordarmi che giorno è oggi è la processione a piedi o in bicicletta, sul bordo della strada, di un gran numero di persone, rigorosamente uomini, molti vestiti di bianco, un bianco così candido che la luce riflessa dai loro abiti quasi mi abbaglia: Ma dove sono diretti con le loro kamis (o qamis) fresche di bucato e la chachia, il copricapo in uncinetto, coperto da un foulard… il mio pensiero va alle loro mogli che di buon ora hanno stirato con chissà quale appretto queste lunghe tuniche (e che brave mogli visto che non hanno una sola piega). Quando li vedo tutti raccolti attorno ad una moschea capisco che è venerdì, il giorno più sacro per i musulmani, il giorno della preghiera
Sembra che il territorio sia bandito alle donne, difficile trovarne qualcuna per strada, quelle poche che incontri sono totalmente coperte e malgrado ciò si portano le mani al volto se si sentono osservate, ho provato a chiedere informazioni a qualcuna di loro ma spesso sono stata ignorata. Ho visitato molti altri paesi islamici ma non mi sono mai sentita a disagio come in questi giorni qui in Marocco, e non credo sia il luogo, anzi il Marocco è forse fra i paesi islamici più laici, credo che sia frutto dei tempi; confrontandomi con i racconti di chi è stato qui qualche decina di anni fa, la figura delle donne appariva più libera e disinvolta. Io non ho mai sentito il bisogno di coprirmi in un paese islamico, oggi sento gli occhi degli uomini trafiggermi quasi con odio se non con disprezzo…il velo sulle spalle mi rilassa.
Attraversare queste strade è come lo scorrere di una pellicola, un pullulare di umanità si muove lungo queste poche reti di comunicazione. Infinite le persone che cercano di approfittare di un passaggio: gli uomini lo chiedono a tutte le macchine indifferentemente, le donne evitano le auto dei turisti. Dopo molte esitazioni decido di dare un passaggio ad un ragazzo, e il suo cattivo odore di sudore (ma chi non sarebbe nauseabondo dopo chissà quanti chilometri sotto il sole a picco e con 37 gradi) mi riaccende le perplessità. Dopo qualche chilometro, raggiunto il primo centro abitato, io credo di averlo portato a destinazione ma lui mi chiede di fermarmi e di aspettarlo, se posso…quelle che erano perplessità diventano dubbi e più passa il tempo più i dubbi diventano cattivi pensieri…dopo una decina di minuti che mi sono sembrati eterni, lo vedo tornare da lontano con un pacco nelle mani, quando mi è vicino nel pacco riesco a distinguere una confezione di pannolini per bambino: inutile dirlo, mi sciolgo di tenerezza e mi rimprovero per le malevoli ansie e mi rimetto in marcia. Potrò accompagnarlo ancora per pochi chilometri, e per i restanti 50 dovrà proseguire da solo sperando in un altro passaggio…per la sua destinazione non ci sono autobus o niente di simile.
… e poi c’è lo spettacolo dei villaggi che affiorano sulle sponde della strada. Decido di fermarmi per fare “shopping” in uno di questi paesini. La politica è sempre la stessa, al turista viene proposto un prezzo pari al triplo o quadruplo del valore, ma devo ammettere che è stato semplice arrivare al prezzo giusto per la mia tajine e poi, in questi mercati, puoi sempre sperare di trovare prodotti destinati ai locali e non chincaglierie colorate ad uso del turista che al contrario si trovano nelle grandi città …’ma quel geode quant’era bello’.
Riprendo il viaggio, ho ancora tanta strada da fare, e intanto il paesaggio è cambiato, ho lasciato le vallate rocciose, e le verdi oasi dei palmeti con i loro caschi trabordanti di frutti si ripetono con più frequenza. A fine Ottobre i datteri hanno raggiunto la piena maturazione e non è raro trovare lungo le strade dei venditori ambulanti che li propongono ai passanti. Voglio fermarmi per comprarne una scatola, ma da chi? ce n’è uno ogni cento metri… il dubbio mi si scioglie quando mi si presenta, altro suggestivo regalo di questa attraversata, un minuscolo borgo in cui parte dell’anagrafe maschile era convocata al mercato di questo frutto succulento…stavo caricando le mie migliori energie per iniziare una contrattazione da vera mercante quando il prezzo mi spiazza talmente che ho dovuto rifare la domanda più volte pensando che il mio esperanto linguistico avesse creato uno dei miei proverbiali fraintendimenti e invece no: venti dirham (pari a circa due euro) per un chilo di prelibatissimi datteri che mi accompagneranno per tutto il viaggio…le strade di questa terra sono delle vere e proprie miniere di emozioni, suggestioni e regali inattesi.
E’ ora di fare una pausa pranzo. Non c’è bisogno di lasciare la mia strada per inoltrarmi verso l’interno: in prossimità dei luoghi abitati il ciglio della strada si trasforma in una sorta di sagra di primavera, basta seguire i fumi dei barbecue trabordanti di spiedini di agnello, montone o pollo. Il vero dubbio è quale di questi “street ristori” scegliere…non ci sono indicazioni o tagliandi che fanno sfoggio di stelle Michelin o di note da Trip Advisor, qui bisogna affidarsi all’istinto e al profumo. Mi sono fermata da Yussuf, la sua faccia sorridente mi ispira e quando, con orgoglio, alza i coperchi delle tajine ancora fumanti capisco che non ho sbagliato.
L’eccitazione per l’acquisto della mia tajine non si è ancora placata, metto sotto torchio il gentile Yussuf per farmene svelare i segreti. Mi spiega che la Tajine è di origine berbera, e con questo termine si intende, se usato al femminile, il contenitore di terracotta se usato al maschile la pietanza. La caratteristica forma conica del coperchio permette alla condensa dei vapori ricchi di saporitissime spezie, di salire dal centro del piatto e poi ritornare verso il basso lungo i lati, questo permette una cottura al vapore e allo stesso conferisce agli ingredienti un gusto più intenso.
![Tajine sul caratteristico braciere in terracotta](http://corradaonorifico.com/wp-content/uploads/2016/10/20160922_153659-1024x630.jpg)
Va usata per cotture prolungate a temperature non troppo elevate, sia in forno che sul fuoco o sulla stufa, lui usa il caratteristico braciere in terracotta. Mi consiglia di utilizzare solo ingredienti dal contenuto acquoso, nel caso contrario di aggiungere un bicchiere d’acqua ad inizio cottura. Ed ecco i segreti: Gli ingredienti con tempi di cottura più lunghi debbono essere collocati al centro, quelli con tempi di cottura più brevi al di sopra e al di sotto. E se voglio ottenere una cottura da perfetta cuoca berbera devo versare acqua fredda nell’incavo posto sopra al coperchio.
Il menù di Yussuf è molto minimale posso scegliere solo fra due tajine quello vegetariano e quello con pezzi di montone, ma avendo capito che sono una buona forchetta mi consiglia di provare, appena posso, altre specialità della tradizione: il tajine mqualli con pollo, limone e olive; il tajine kefta con polpette e pomodori; il mrouzia con agnello, prugne e mandorle, quest’ultimo ha aperto in me un baratro che dovrò assolutamente colmare non appena raggiungerò un ristorante.
Yussuf non si limita a preparare da mangiare per gli avventori ma cerca di arrotondare vendendo souvenir, un monticello di rifiuti da cui emergono cocci multicolore ne è la prova; ad attirare la mia attenzione è lo sbrilluccichio di alcune pietre molto simile ai geodi dei venditori suicidi, ma che dico sono proprio loro. Ma com’è possibile che questo mucchio di rifiuti contenga un bene così prezioso e in grande quantità, ma che spreco se penso che c’è gente che sfida la morte per venderlo…Yussuf legge il mio entusiasmo e mi invita a prendere tutte quelle che voglio tanto sono da buttare. Prendo la mia preziosa pietra e prima di metterla in macchina la metto sotto l’acqua della fontana per liberarla dalla polvere…una linfa colorata trasuda dal mio geode, l’acqua si insinua nei cristalli colorati rilasciando una colatura viola fino a scolorire il mio pregiato oggetto; con la tenera accortezza che una madre riserva al proprio cucciolo, porto il mio stinto e pallido geode in macchina e riprendo il cammino verso chissà quante altre emozioni mi vorranno regalare queste ‘nazionali’
appunti:
La rete stradale del Marocco ha una lunghezza di 68.550 km (comprese anche strade regionali e provinciali) e collega tutte le città importanti del paese.
Strade nazionali
Mappa stradale del Marocco
La strada nazionale 2 a Tetouan
N 1 Strada nazionale 1 (N 1), che collega Tangeri a Lagouira
N 2 Strada nazionale 2 (N 2), che collega Tangeri a Oujda
N 3 Strada nazionale 3 (N 3), che collega Dakhla a Auserd
N 4 Strada nazionale 4 (N 4), che collega Fes a Kenitra
N 5 Strada nazionale 5 (N 5),
N 6 Strada nazionale 6 (N 6), che collega Rabat a Oujda
N 7 Strada nazionale 7 (N 7), che collega Sidi Smail a Marrakech
N 8 Strada nazionale 8 (N 8), che collega Taounate a Agadir
N 9 Strada nazionale 9 (N 9), che collega Mohammedia a Tagounit
N 10 Strada nazionale 10 (N 10), che collega Agadir a Bouarfa
N 11 Strada nazionale 11 (N 11), che collega Casablanca a Beni Mellal
N 12 Strada nazionale 12 (N 12), che collega Rissani a Sidi Ifni
N 13 Strada nazionale 13 (N 13), che collega Merzouga a Ceuta
N 14 Strada nazionale 14 (N 14),
N 15 Strada nazionale 15 (N 15), che collega Al Aaroui a Midelt
N 16 Strada nazionale 16 (N 16), che collega Tangeri a Saidia
N 17 Strada nazionale 17 (N 17), che collega Oujda a Figuig
N 18 Strada nazionale 18 (N 18),
N 19 Strada nazionale 19 (N 19), che collega Beni Ensar a Tendrara