Gli asceti e i rappresentanti delle innumerevoli scuole filosofiche dell’induismo sono tutti qui, nella vecchia Allahabad oggi denominata Prayagraj.E’ un momento unico per i milioni di pellegrini confluiti qui in occasione dei ‘bagni’, è l’occasione per incontrare questi grandi maestri che usualmente vivono nei loro reconditi eremi lontani da tutto: vengono a prendere la loro benedizione e a porgere i loro rispetti.
Ma chi sono realmente quelli che dagli indiani vengono trattati come delle incarnazioni divine ma che agli occhi di un occidentale appaiono più come fenomeni da baraccone che santoni?
Hanno trasferito i loro Ashram all’interno di enormi tendopoli dove, fra le tante attività, offrono cibo a migliaia di mendicanti.
In questi campi meditano, pregano, studiano, fumano cannabis, e discutono sulle ‘osservanze’ comuni a tutte le sette, in attesa delle date ritenute propizie al grande bagno di purificazione: sono i Sadhu.Con il termine Sadhu si indicano quelle sette di asceti induisti che hanno come obiettivo la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni e per raggiungerla scelgono un percorso di vita di rinuncia, libero da ogni materialità.
Si sono spogliati di ogni bene materiale hanno rinunciato ad ogni legame familiare e sentimentale e vivono di elemosina onorando la divinità che hanno scelto di seguire. Alcuni di loro praticano yoga, meditazione e qualche forma di magia, con lo scopo di raggiungere una maggiore conoscenza mistica che li possa portare all’illuminazione più rapidamente. A volte si spingono nell’ascesi fino a compiere gesti estremi come non sdraiarsi o sedersi per anni o mantenere un braccio teso verso l’alto finché non si atrofizza o smettere di parlare per sempre.
I Naga Sadhu sono la setta più controversa, enigmatica e affascinante al tempo stesso, la vera e propria attrazione del Kumbhmela.
Sono seguaci di Shiva e sono guerrieri, sono stati in prima linea ai tempi della conquista islamica e a seguire di quella britannica e ancora oggi, sebbene più pacifici, sono organizzati in Akharas ovvero unità militari o reggimenti, non a caso esibiscono anche se simbolicamente il tridente, emblema del dio Shiva. Hanno rinunciato a tutto ciò che è materiale e terreno e si sono spogliati di tutto tanto che alla loro morte non vengono cremati ma sepolti perché vivono con la convinzione che la loro morte sia già avvenuta.
Sono nudi, da qui il termine naga, e rivestiti di sola cenere simbolo di morte e di rinascita. Qualcuno sostiene sia cenere proveniente dalle cremazioni; portano il capo rasato coperto da lunghissimi dreadlocks che arrotolano in testa e si agghindano con rosari di rudraksha, vivono in solitudine nelle foreste, nelle grotte o in qualche picco sperduto del mondo, e fanno rientro in società in occasione di importanti celebrazioni religiose come il Kumbhmela.
Partendo dall’idea che il corpo e i piaceri del corpo sono di ostacolo alla liberazione dell’anima e dunque al raggiungimento dell’illuminazione, il loro percorso spirituale ha come fondamento il voto di castità.
Per esercitarlo praticano alcuni esercizi che hanno come unico fine la mortificazione fisica del pene, uno di questi è il ‘lingasana’ e consiste nell’appendere un peso di circa trenta chili sull’organo genitale e sollevarlo con il prepuzio, questi esercizi ripetuti con costanza porteranno allaperdita della capacità erettile dell’organo e a trascendere l’energia sessuale in energia spirituale. Guarda il video. Per gli argomenti trattati si consiglia la visione ad un pubblico adulto.
I Sadhu Naga sono considerati quanto più vicino al divino, a loro è concesso il privilegio di recarsi per primi al bagno, tradizione secolare che sarebbero disposti a difendere con le armi, ed è questo uno dei momenti in cui viene fuori la loro anima guerriera. Partono con le prime luci del mattino dai loro ashram in processione, fumando cannabis, urlando e marciando compatti al seguito di bandiere e striscioni dei vari Akharas, intonando Har Har Mahadev! e Jai Shri Ram! Arrivano al fiume come se fosse un campo di battaglia e vi si riversano come se dovessero attaccare il nemico.
Terminato il bagno ritornano ai campi.I loro campi hanno una zona privata ed alcune aree pubbliche, ed è in queste aree che alcuni Naga si esibiscono, il che, per un religioso che ha rinunciato ad ogni tipo di rapporto con la materialità del mondo terreno, potrebbe sembrare fuori luogo. Ma come definire in altro modo l’esposizione ostentata e compiaciuta di una posa o di un’azione?
Non solo hanno tutta l’aria della consapevolezza di essere un’attrazione, ma c’è anche un certo compiacimento per quanto i devoti gli offrono in termini sia di attenzioni che di ricompensa pecuniaria, quest’ultima richiesta sempre con grande perentorietà. Solo quando il riverente pellegrino avrà posato l’obolo potrà toccargli i piedi e ricevere la benedizione, con la mano destra sul capo o con una spolveratina con lo scopino di piume di pavone.
C’è chi si arrotola il pene nel bastone, chi in una spada, chi lo tiene chiuso da un lucchetto e chi lo ha trafitto con un enorme piercing. I performer più capaci hanno le ciotole traboccanti di rupie e una fila lunghissima di astanti…
…e poi le star che, avvolte nelle innumerevoli collane di semi di rudhray, sono le vere e proprie icone glamour, e tutti hanno un unico scopo, attirare l’attenzione dei pellegrini, uno scopo talmente ostentato e palese da diventare in alcuni momenti quasi una competizione a chi riesce ad essere più performante per guadagnare prestigio e consenso.Tutto questo se guardato con occhio occidentale è semplicemente assurdo e inconcepibile, così come assurdo e inconcepibile è guardare l’India con occhio occidentale.Tempo fa ad un indiano chiesi di raccontarmi com’è nato il mito di Ganesha. Lui raccontava e rideva, rideva a crepapelle: raccontare di come Ganesha ha ottenuto la testa di elefante lo faceva ridere tantissimo, ma quando gli ho chiesto se credesse a quanto stava raccontando lui ha risposto senza esitare: assolutamente si… ecco così va ascoltata e vissuta l’India.
Visiona il portfolio completo KUMBHMELA, campi dei Naga Sadhu