La mitologia hindu narra della lotta fra dei e demoni per contendersi l’Amrita, il nettare dell’immortalità contenuto nella kumbh, la sacra urna. Nella lunga lotta durata dodici giorni, equivalenti a dodici anni per noi umani, una delle divinità riesce a sottrarre l’urna librandosi in volo, e durante questo volo alcune gocce caddero su quattro località ritenute oggi sacre: Allahabad, Haridwar, Ujjain e Nashik. In queste città a rotazione, ogni tre anni, si tiene la Kumbh Mela, la fiera dell’urna, ma è solo ogni 12, ad Allahabad, che si celebra il Maha Kumbh Mela.
Ardh Kumbh Mela, Allahabad 2019. Quello che sembra un grande esodo è in realtà il più grande raduno religioso del pianeta, un pellegrinaggio percorso per celebrare un importante rito induista: il grande bagno di purificazione.Gli Indù credono che immergendosi nel fiume sacro in determinati giorni, ritenuti favorevoli, verranno assolti insieme ai loro antenati da tutti i peccati. Qui nella vecchia Allahabad, oggi Prayagraj, c’è un punto in cui si incontrano tre fiumi sacri, due reali la Ganga e la Yamuna ed uno appartenente alla mitologia induista, il Saraswati, e proprio in questo punto, considerato il più sacro, si immergeranno in massa fin dalle prime ore dell’alba.
Dal 15 gennaio al 4 marzo, 6 sono le date dei bagni, ma quella del 4 febbraio è ritenuta la più propizia, e all’alba di questo giorno le rive del fiume accoglieranno circa 50 milioni di persone.
In questi giorni tutto il pensiero religioso e filosofico dell’India è raccolto fra queste rive per discuterne e divulgarne i principi.
Ci sono i monaci Sannyasi che hanno trasferito i loro Ashram all’interno di enormi tendopoli dove pregano, studiano, discutono sulle ‘osservanze’ comuni a tutte le sette e trovano il tempo per offrire cibo a migliaia di pellegrini mendicanti. Ci sono i guru delle varie sette che accolgono i loro devoti su cuscini di seta, nell’attesa dei giorni prestabiliti per il grande bagno che raggiungeranno assisi su troni d’argento trasportati con trattori o auto addobbate all’inverosimile.
Ci sono i Naga Sadhu gli asceti guerrieri che solitamente vivono sulle montagne e nelle foreste, e questo è un momento unico per i pellegrini che finalmente avranno l’occasione non solo di vederli ma di ricevere la loro benedizione. Le prove al quale sottopongono il corpo per compiere il voto di castità rendono i Naga Sadhu la vera attrazione di questo festival. (leggi KUMBHMELA, il misticismo in fiera.).
Non mancano capi politici in cerca di notorietà in occasione delle vicine elezioni, bambini per l’occasione vestiti da dio Shiva e usati per raccogliere elemosine in giro, e gli immancabili cialtroni in cerca di offerte.
Ma la grande maggioranza dei pellegrini sono i fedeli induisti di tutto il paese.
Provengono dagli angoli più remoti dell’India, e per aggiungere questo luogo magico hanno affrontato un viaggio estenuante, ora sono qui ed hanno bisogno di un alloggio. Chi se non lei, ‘la grande madre Ganga’, può accogliere i suoi figli: lungo sue amabili e protettive sponde infatti sono allestite enormi tendopoli capaci di contenerli tutti.
Il Kumbh Mela non è una vacanza, anche se alcuni di loro staranno qui anche una settimana, e non è un semplice immergersi, il bagno purificatore è un vero e proprio rito accompagnato da canti, preghiere, e offerte.
E’ un momento di fede, di gioia, conforto, consolazione, beatitudine, e lo dimostrano gesti che a un infedele come me possono apparire assurdi, come quello di bere l’acqua di un fiume che vive una situazione ecologica alquanto critica, con livelli di inquinamento altissimi, ma come ho detto, stare qui non è una via per appagare il corpo ma un modo per salvare l’anima. E, dopo il bagno, tutta la magia dell’India. Terminate le abluzioni le donne asciugano i loro sari stendendoli sulla sabbia o affidandoli al vento, ed è in quel momento che i loro veli diventano tavolozze di colori capaci di creare scenari metafisici…
Lasciamo per un attimo la poesia per fare due conti. L’India è capace di allestire una città temporanea grande quasi 30 chilometri quadrati, che ospita le circa seimila organizzazioni religiose e i restanti 40 milioni di pellegrini. Per le strade, 100 mila servizi igienici che io ho visto lavare a ciclo continuo, postazioni mediche di pronto soccorso ad ogni angolo, 40 stazioni di polizia con un corpo scelto di agenti, per intenderci non quelli che qualche giorno prima ho incontrato a Varanasi e che mi hanno invitata a prendere un taxi abusivo per poi intascarsi la percentuale, non quelli corrotti che si incontrano in ogni angolo del paese, agenti che mi hanno aiutata in ogni momento di difficoltà tanto da farmi sentire sicura come non mai in qualsiasi città al mondo. A corredo di tutto questo, un piccolo aeroporto che collega la cittadina a New Delhi in un’ora e 45 minuti… un piccolo paradiso insomma, tale che tutta la stampa internazionale si è chiesta come fosse possibile che ciò accada solo in questa speciale occasione. La risposta più categorica e diretta l’ha data il The Guardian notando che quello del 2019 è il raduno più politicizzato di sempre a causa delle prossime elezioni di maggio e gli innumerevoli ritratti dell’attuale primo ministro Modi affissi in ogni dove confermerebbero questa tesi. L’obiettivo del partito nazionalista di Modi è quello di riunire gli hindù sotto un unico partito politico, operazione complessa se si pensa alle infinite differenze regionali di questo grande paese e alla ‘di fatto’ divisione in caste della società (ne ho scritto in Delhi, l’alba dei morti viventi). Ma come dare torto al signor primo ministro, che in questa operazione di marketing avrebbe speso centinaia di migliaia di dollari, se si pensa che questo evento ha visto riuniti circa 150milioni di persone?
Se vuoi approfondire leggi l’articolo KUMBHMELA, il misticismo in fiera.
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Note
Il Maha Kumbh Mela si celebra ogni 12 anni e sempre ad Allahabad, denominata oggi Prayagraj.
l’ Ardh Kumbh Mela si tiene ogni 6 anni, alternativamente a Allahabad (Prayagraj) e Haidwar
Il MaghMela, evento minore si tiene a turno ogni anno ad Allahabad, Haridwar, Nashik o Ujjain.