Sono le sette del mattino e i devoti dell’Angelo Guerriero sono tutti in chiesa per rinnovare il loro amore e la loro grande devozione ricoprendolo con monili d’oro; stanno per avere inizio i festeggiamenti al condottiero di quella schiera di angeli che da sempre lotta contro i ribelli comandati da Lucifero, San Michele Arcangelo.Ma chi è questo angelo, o meglio chi è che ne incarnerà le sembianze nella sacra rappresentazione che si sta per mettere in scena? L’iconografia classica ha dettami ben precisi per ‘Michele’: deve essere giovane e bello e, aggiungerei, leggero, visto che dovrà lottare armato di elmo e spada contro il suo nemico appeso ad un filo di acciaio. Il giorno dei festeggiamenti di buon mattino a casa del prescelto avviene la ‘vestizione’ ma non per mano della madre come logica vorrebbe ma per mano della persona che si prenderà cura di lui durante il volo. Le amorevoli mani che lo ammantano sono le stesse che lo terranno sospese in aria in quella che, per un ragazzino di 9 anni, sarà una vera impresa epica.
Come difensore dell’anima dalle forze del male o come intermediario tra il mondo dei vivi e quello dei morti, nelle varie epoche l’arcangelo Michele è stato raffigurato in diversi modi, con la spada o con la lancia, con ali piumate o dorate, in armatura o in abito nobiliare, in base a quali elementi si voleva mettere in rilievo. In Epoca paleocristiana e bizantina vestiva il ‘loron’, un abito da funzionario, quando si voleva sottolineare una funzione di guaritore e veniva considerato il medico in cielo delle infermità degli uomini; altre rappresentazioni lo vedono come pesatore di anime e come tale viene raffigurato con la spada e la bilancia; ci sono raffigurazioni in cui emerge il lato femminile attraverso il mantello celeste.Nelle rappresentazioni popolari gli elementi iconografici spesso abbondano, nel nostro Arcangelo ci sono quasi tutti: la veste azzurra con ricami d’oro che richiama la Vergine, la scritta sul petto Quis ut Deus – ‘Chi è come dio’, monito che il nostro guerriero lancia a Lucifero quando questi si permette di mettere in discussione il potere divino; la bilancia, l’armatura completa di elmo scudo e spada, e infine, elemento caratterizzante dell’angelo, la parrucca bionda, perché un angelo non può che essere biondo, il colore dell’oro, della santità, della ricchezza, della bellezza… il nostro Mi Kha El è esattamente come deve essere, proprio come dice il suo nome: colui che e’ come Dio. Si dia inizio alla festa.
A consegnare la spada al giovane arcangelo è il ‘Michelino’ del precedente anno, scortato da due carabinieri in alta uniforme, seguiti dalle autorità, il sindaco e l’immancabile banda musicale.
Eseguito questo piccolo rituale l’evento segue lo schema delle feste patronali, la messa solenne, la processione, i fuochi e la musica, fino a che non arriva la rappresentazione teatrale: un silenzio quasi surreale cala sulla piazza e, sorvolando a circa 10 metri dal suolo, l’angelo fa il suo ingresso diretto verso un minuscolo palchetto da cui emerge il demone con il quale l’arcangelo intreccia un’ animata arringa.Anche in questo caso il personaggio incarna perfettamente i dettami iconografici della nostra cultura tardo-medievale, periodo in cui il rosso divenne il colore diabolico, associato al sangue, alla lussuria e alle fiamme dell’Inferno, a differenza della precedente epoca medievale in cui i demoni venivano rappresentati con forme animalesche e mostruose. Ho specificato ‘nostra’ per distinguerlo dalla rappresentazione che se ne fa in Sudamerica dove il diavolo cristiano, sincretizzato con il dio delle tenebre, ha le orbite degli occhi enormi e strabuzzanti con un dichiarato richiamo a quelle dei rettili, rane, serpenti, e altri frequentatori del mondo sotterraneo (se vuoi approfondire leggi il mio articolo come ho incontrato los diablos in Cile).
La lotta del nostro arcangelo con il diavolo, dopo una lunga requisitoria termina con una vera e propria contesa alle armi, si concluderà a favore del nostro ‘Michele’ che riesce a ricacciare negli inferi l’angelo infedele che, spinto dalla superbia, ha osato sfidare il Padre celeste, il Bene supremo, mettendosi a capo degli angeli ribelli, ma ancora una volta nell’eterna lotta fra il bene e il male il bene esce vincitore… l’arcangelo può ritornarsene vittorioso fra gli applausi commossi della gente che ha seguito la rappresentazione con inverosimile partecipazione.
Ed io ho assistito a tutto questo non senza un briciolo di cinismo, chiedendomi come fa questa gente a immedesimarsi in una storia che si ripete sempre uguale negli anni e che ha una struttura rappresentativa così elementare… sino a quando non mi sono trovata davanti alla madre dell’angelo qualche minuto prima che il bambino venisse lanciato sul filo. Ho percepito una forte tensione, quella stessa ansia che ho visto nelle madri in ospedale prima di un’operazione delicata e importante: la paura della riuscita ma la certezza che non ci fosse nulla di più giusto da fare. E’ in quel volto che ho ravvisato e compreso il valore della rappresentazione, soprattutto quando ho rivisto la stessa tensione nel volto di altre persone in piazza che con il naso all’insù aspettavano l’arcangelo con una certa trepidazione mista ad apprensione e alla fine un applauso liberatorio e catartico mi ha fatto comprendere quanto quello che io ho interpretato come recita, sia in realtà un rito vero e proprio e la sacralità dell’operato sta nel capro espiatorio offerto in sacrificio ovvero il piccolo infante, ed ho capito che oggi ho partecipato ad una ‘sacra rappresentazione’.
note
Il Volo dell’Angelo si tiene la seconda settimana di maggio a Rutino.
Ringrazio Costabile Zerino, Piero Grieco, Giovanni Botti e Carlo Volpe per la gentile e cortese collaborazione, il parroco Don Antonio Magliacane e l’amministrazione comunale di Rutino. Un ringraziamento speciale va a Francesco Volpe che ha voluto fortemente la mia presenza a Rutino per farmi comprendere la sacralità di questa festa.
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